Informazioni sui Patroni:
Sant’Anastasio martire
Nacque in Persia all’inizio del VII secolo, e il suo nome originario era Magundat. Reclutato nell’esercito del Re Cosroe, il giovane fu ben presto interessato dalla religione cristiana e decise di disertare per recarsi a Gerusalemme. Qui, entrato in contatto con i cristiani, ricevette il battesimo e il nuovo nome di Anastasio (“il risorto”), e si ritirò in un monastero dove divenne fulgido esempio di virtù e pietà. Un giorno, avendo incontrato dei maghi persiani che celebravano i loro riti, ne contestò l’opera, professando pubblicamente la propria fede: essendo persiano, e quindi essendogli vietata la religione cristiana, fu arrestato e tenuto a lungo in carcere, senza che egli intendesse rinnegare la propria fede. Inviato in Persia, inutili furono i nuovi tentativi per ottenere la sua abiura (rifiutare la religione cristiana), finché il re Cosroe, irritato per la sua resistenza, ordinò di sottoporlo a tortura. Dopo quindici giorni di supplizi e di sofferenze, Anastasio fu portato con altri settanta cristiani sulla riva di un fiume, e i soldati cominciarono a strangolarli uno ad uno con lacci di cuoio. Dopo ogni esecuzione il capo degli aguzzini chiedeva ad Anastasio di abiurare per aver salva la vita, ma inutilmente. Fu strangolato e poi decapitato, il 22 gennaio 624. Pochi anni dopo la reliquia della sua testa era già venerata alle Tre Fontane a Roma.
San Vincenzo martire
Nacque alla fine del III secolo a Huesca, cittadina spagnola della provincia aragonese, da nobile famiglia romana. Fu affidato al vescovo di Saragozza, Valerio, che lo avviò alla carriera ecclesiastica, divenendo in breve il braccio destro del vescovo. Quando l’imperatore Diocleziano scatenò le sue spietate persecuzioni, Valerio e Vincenzo, noti in tutta l’Aragona per la grande dottrina, furono arrestati dai soldati romani, ma rifiutarono di sacrificare agli dei pagani. Mentre Valerio, a causa dell’età e delle condizioni di salute, fu esiliato, Vincenzo fu sottoposto a crudeli sevizie che lo condussero alla morte a Valencia, città spagnola. Il Prefetto, per paura che il suo corpo fosse recuperato dai cristiani, ordinò che fosse gettato in un campo aperto, e successivamente lo fece gettare in mare dentro un sacco con una grande pietra. Ma il corpo fu riportato dalle onde sulla spiaggia, dove pie donne lo recuperarono e lo seppellirono in una cappelletta, dove riposò fino al 1173. In quell’anno Alfonso I, re del Portogallo, lo fece traslare in una Chiesa a Lisbona a lui dedicata. Due secoli dopo, nel 1370, alcune sue reliquie furono portate a Roma all’Abbazia delle Tre Fontane, di cui il Santo divenne da quel giorno contitolare insieme con Sant’Anastasio. Il culto del Santo, oltre che in Spagna, dove è venerato a Huesca, Valencia e Saragozza, è vivo in Portogallo (dove è Patrono di Lisbona), in Francia, in Svizzera, negli Stati Uniti, nel San Salvador e in 91 Parrocchie e Chiese d’Italia.
San Vincenzo e Sant’Anastasio sono onorati unitamente nella liturgia il 22 gennaio.
Il culto per i Santi Patroni a Rignano Flaminio: la Pia Unione-Comitato dei SS. Patroni
Le notizie storiche riguardanti il culto e la devozione ai SS. Vincenzo e Anastasio risalgono all’epoca della costruzione della Chiesa a loro dedicata ed alla traslazione a Rignano Flaminio di alcune reliquie dei Santi provenienti dall’Abbazia delle Tre Fontane a Roma (alla fine del XIV secolo – 1375/1380).
Nel 1600 il culto verso i Patroni assunse una particolare rilevanza e, nella Chiesa Parrocchiale, furono affrescate la volta di una cappella con scene della vita e del martirio di San Vincenzo e commissionata la tela che si trova nell’abside con i Santi Vincenzo, Anastasio e Sisinio.
Nel 1700 fu costituita la “Pia Unione dei Santi Vincenzo e Anastasio” (denominata anche “dei Signori” o “dei Festaioli”).
Alla fine del 1800 iniziò ad effettuarsi il giro delle Reliquie dei Santi presso le famiglie degli iscritti (al 1901 risale l’urna che ancora oggi viene usata per il trasporto dei Santi nelle case).
Gli iscritti ai Santi sono oltre 800 persone e tutti ricevono le Reliquie per un giorno nella propria abitazione.
Inizialmente, ai primi del 1900, il Comitato era scelto fra le famiglie degli iscritti sentito il Parroco. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si iniziò con l’estrazione a sorte. Verso il 1960 il Parroco don Antonio Zago affiancò al Comitato estratto uno Permanente e tale tradizione si mantiene viva ancora oggi con la recente costituzione della Pia Unione-Comitato dei SS. Vincenzo e Anastasio.
Le Confraternite
Nei secoli scorsi vi erano a Rignano diverse Confraternite che si rifacevano alle antiche associazioni di misericordia e devozione:
- quella del SS. Sacramento: eretta nel 1589 allo scopo del culto al SS. Sacramento, aveva sede nella Collegiata;
- quella del Gonfalone: eretta nel 1264 allo scopo di venerare la Madonna, assolveva l’opera di redenzione degli schiavi;
- quella di S. Giovanni o della Misericordia: eretta nel 1560, accompagnava i defunti;
- quella del S. Rosario: eretta nel 1578 e dedita al culto della Vergine del Rosario.
Attualmente sono state ricostituite due Confraternite
- quella “dei SS. Martiri”, formata da circa 30 persone, partecipa alle più solenni celebrazioni liturgiche, cura la piccola manutenzione della chiesa ed aiuta il parroco nell’assistenza. Priore della Confraternita è Piero Romero, affiancato da un Comitato Direttivo;
- quella “delle Consorelle dell’Addolorata”, formata da circa 35 Consorelle che, con una nuova divisa, partecipano alle celebrazioni liturgiche, curano la devozione alla B.V. Maria sotto i vari titoli e svolgono il loro servizio di assistenza in Parrocchia e presso le persone bisognose. Priore è Rossana Luchetti, affiancata da un Comitato Direttivo. Vi sono, poi, circa duecento iscritte che concorrono alla festa annuale e, dodici di esse, mensilmente ricevono l’Immagine della Vergine Addolorata nelle proprie case. Il 7 dicembre 2010 è stato benedetto dal vescovo diocesano, S.E. mons. Romano Rossi, un quadro su tela raffigurante la B.V. Maria e dipinto dal prof. Luigi Modesti, offerto dalle Consorelle dell’Addolorata e collocato nella Chiesa di San Giuseppe.